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uscire

di Giuseppe Felici rossointoccabile[at]virgilio[punto]it

 

continua

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da Guardia dell'Infinito 26 e marvelit team up 30

 

 

Guilt is the prison of the mind

John Pain 

 

Piccola nube di Magellano. Un pianeta abitabile, ormai.

La nave esce dall'iperspazio come se apparisse dal nulla. Alcuni, in grado di percepire le forme superiori dello spettro, avrebbero visto una sorta di distorsione un istante prima. Se potessero vedere i tachioni avrebbero visto la stessa distorsione crescere lentamente per ore.

Ma nessuno sta guardando, il pianeta è vuoto, totalmente disabitato.

Colei che lo ha reso abitabile (è stata una delle prove di ammissione a una strana e informale scuola) è sulla Terra a combattere contro Thanos[i], i suoi maestri stanno valutando se intervenire, poiché dalla battaglia dipende l'intera galassia. Un'altra galassia.

E chi li ferma? Direte voi? Interferire non è sempre così facile come ritengono i più. Comporta compiti e responsabilità. Produce morte e perdita di fiducia e può avere effetti catastrofici. Se viveste da milioni di anni riflettereste anche voi prima di buttarvi in una battaglia a testa bassa.

Ma torniamo a noi.

La nave esce dall'iperspazio e si prepara ad atterrare sul pianeta disabitato.

Atterra in un vasto spazioporto, vuoto, presso una cittadina di medie dimensioni, altrettanto vuota.

La facilità con cui atterrano può ingannare. Il pianeta è vuoto di vita ma sistemi automatizzati riempiono il sottosuolo e l'intero sistema è pervaso di satelliti di sicurezza.

Una potente flotta da combattimento avrebbe problemi seri ad avvicinarsi. Una nave singola, per quanto potente, verrebbe certamente abbattuta.

Erano attesi. Sono profughi.

Scendono con qualche esitazione, non sono abituati a non essere sottoposti a una sorveglianza evidente (non che non siano sorvegliati, in effetti) né a muoversi in libertà. Erano schiavi, fino a qualche mese fa.

Molti loro compagni, dopo esser stati liberati, sono tornati alle loro case, qualcuno sul suo pianeta. Per loro non c'erano più case e il loro pianeta era troppo difficile da abitare. Alcuni hanno perso così tanto che non sono più disposti a guardarsi indietro e vogliono solo una nuova possibilità.

Questo mondo è stato creato per questo.

Si dirigono verso le prime case, alloggi temporanei creati per l'accoglienza primaria.

Palazzine appena accettabili su molti mondi, regge per chi ha vissuto buona parte della sua vita in una fetida cella o in uno sgabuzzino.

Sono i primi abitanti, i colonizzatori di questo mondo.

Il resto è accessorio.

 

Non molto distante dal sistema solare, il pianeta dei centurii

Il rappresentante degli eterni di Titano è corso in soccorso della sua patria assieme alla sua compagna e a Drax[ii]. Il loro grande nemico è tornato mentre Warlock era fuori dal mondo, irraggiungibile e impegnato in una crisi forse anche più grave. Intrappolato in un regno in cui non puoi sapere quando arriverai.

Le emergenze già aperte impediscono l'intervento compatto della Guardia.

Sapevano che sarebbe arrivato un momento come quello, è la ragione per cui i loro ranghi non sono mai al completo.

Speravano sarebbe arrivata più tardi e con nemici meno terribili.

Wundarr di Dakkam pensa a questo mentre usa il suo potere per scendere dolcemente lungo il pozzo gravitazionale dalla colossale nave sospesa nel cielo alla città dei centurii.

*Dovrei essere sulla Terra a combattere contro Thanos.* pensa *In realtà sono dove dovrei essere. Eppure è difficile crederlo.*

Molti degli schiavi rapiti dal Gargoyle Grigio[iii] sono tornati per ricostruire le loro case.

I loro liberatori li aiutano, nessun lavoro viene lasciato a metà.

Ci sono trattati da stringere se si vuole allargare la rete dei mondi a questa cultura. Al momento la rete dei mondi comprende due stazioni spaziali, una nave, una base sulla Luna e un pianeta ancora semi-deserto. … e il mondo perduto degli eterni skrull. Sa che la ragione per cui tende sempre a dimenticarselo è un comando post-ipnotico a cui anche lui è solo parzialmente immune. Saperlo non gli serve a nulla.

 

Limbo

Non si è ancora spento il suono delle urla disperate di Belasco[iv] che sotto i nostri si formano dei dischi bianchi brillanti e si trovano in un altro luogo. Oppure un altro luogo viene da loro. Nel limbo è sempre difficile dirlo.

È necessario riorganizzarsi, leccarsi le ferite.

La battaglia non è vinta, le fratture sono più ampie di prima.

Prima o poi qualcosa riuscirà a passare del tutto. Questo le risalderà, ma con un’entità infinitamente potente da questa parte. Cose che sono state cacciate fuori dal mondo eoni fa e la cui sola presenza cambia la forma del mondo o cose che non sono fatte per essere contenute da questo mondo e la cui sola presenza potrebbe distruggerlo.

Non il Limbo. Il mondo reale. Il Limbo può contenere di tutto ma dal Limbo possono passare facilmente in mondi più piccoli e più solidi. Come il nostro.

I pochi che hanno una vaga idea di cosa sta succedendo parlano, gli altri ascoltano. Alcuni chiacchierano fra loro.

Può sembrare che non vi sia senso, ma questi sono avventurieri, eroi. Rischiano la loro vita ogni giorno contro creature che farebbero accapponare la pelle a chiunque.

Qualche piccola originalità è tollerabile.

Salta nel mezzo un papero, un pupazzo di paglia a forma di papero, in effetti. Indossa una camicia bianca, molto gualcita, una vecchia giacca verde, scucita in più punti, una sciarpa arancione attorno al collo e sulla testa un cappellaccio sformato.

È un pupazzo di paglia eppure da lui emana un'energia quasi divina. In questo luogo queste cose si percepiscono più facilmente. È una sensazione simile a quella che provavano di fronte al dio di Belasco, ma senza l'orrore. Come se l'essenza di questa creatura fosse di altra natura, più benevola. Come se il papero fosse più grande dentro che fuori.

Il papero si volta lentamente, come se si muovesse in una direzione che non esiste, fino a fissare direttamente la quarta parete.

- Questo è vero per ogni essere pensante, caro autore. -

Poi torna a dedicare la sua attenzione ai propri interlocutori.

- Sono creature complesse che si estendono in direzioni che il mondo quadridimensionale in cui vivete mal sopporta. È la ragione per cui a voi si manifestano come sezioni e appaiono come viluppi di budella piene di zanne. Non possono entrare completamente nel vostro mondo. Però sono ossessionate dalla vita. Sono eterne, tutto nel loro mondo è eterno, quindi sono eternamente affamate, perché nulla di ciò che incontrano quotidianamente può essere mangiato. Sopravvivrebbe e si scaverebbe a morsi una via verso l'esterno.

Non sono dei, anche se alcuni di loro, al massimo del loro manifestarsi dimostrano poteri apparentemente superiori a quelli degli dei.

Piacerebbe loro essere dei ma non è il potere in se che rende dei. È il senso di se e la presa sulla realtà. Ed in entrambi loro mancano fortemente, al punto che sentono il bisogno di manifestarsi su piani inferiori.

Ma non sono le creature dai molti angoli, è questo il nome collettivo con cui sono conosciuti, che hanno provocato questa crisi. Loro si insinuano negli strappi nello spazio-tempo ma non sono capaci di provocarli. Nessuno di loro lo è.

Lo strappo nella realtà si è prodotto durante una battaglia lontana da qui, quando un manipolo di dei terrestri ha attaccato uno degli dei esterni, Nyarlathotep il caos strisciante, nel mondo artificiale che questi aveva incistato nel regno di Kali, quando ancora l'intero piano delle dimensioni oscure era sotto il dominio di Colui che si annida nell'oscurità, prima che la signora della distruzione riprendesse il controllo del suo regno.

Eppure neppure questi recenti eventi sono stati la vera causa di questa crisi, c'è un potere che si agita dietro tutto ciò, un potere che al momento sfugge la mia analisi. Percepisco la sua presenza ma non la sua identità.

In ogni caso, al momento, il Limbo è la linea del fronte e le creature dai molti angoli il nostro nemico. -

- Parlate di invasioni dimensionali da parte degli dei esterni. Qualcuno ha pensato ad un modo per sanare le fratture? -

- Sono fratture provocate dai sempre più frequenti scontri fra dei ed entità che voi definireste demoniache, dottor Richards. Francamente non credo che sia nel nostro potere sanarle, a meno di riunire il guanto. E noi tutti sappiamo che questa deve essere davvero un'ultima ratio in questo universo. Non è venuto quasi mai del bene dalla sua riunione, a meno che non sia avvenuta per pochi istanti.

Al momento la strategia vincente passa attraverso la contrapposizione su questo fronte, scoprire di chi è il potere dietro tutta l'azione e poi prendere le contromisure magiche necessarie, ma se vuole metter su un laboratorio volante immagino che si possa fare. Il Limbo non è povero di risorse e la mia metafora della trincea non ci costringe davvero a restare ogni momento su questo fronte. -

- Chiamami Reed, Adam, dottor Richards mi sembra troppo formale, considerato poi che ci conosciamo fin dai tuoi primi passi. Non amo l'idea di affidarci alla magia, che è nella migliore delle ipotesi un sistema empirico per maneggiare energie mal comprese e mal postulate. Tanto meno vorrei riporre la nostra unica salvezza nel Guanto dell'Infinito. Non ne farei una questione di affidabilità, ma l'idea che qualcuno di noi possa ergersi a dominatore del cosmo intero, seppur per un attimo, mi inquieta enormemente. Quindi si, credo che proveremo a metter su un laboratorio, sempre che qualcuno possa darmi una mano. -

Gamora non esista a farsi avanti - Pronti. Studiare il metodo di Reed Richards è una tentazione irrinunciabile. -

Gertrude Bloodstone, ma non sorprende nessuno- Oxford, quando le donne non erano neppure ammesse, e vari master di aggiornamento a Cambridge. La tasca tesseratta che uso per le armi l'ho costruita da sola. -

Non come Longshot - L'ultima volta che mi hanno ricatturato Mojo ha pensato di farmi un upgrade scientifico. Era il periodo in cui i telefilm sui geni scientifici tiravano bene sul mercato. Purtroppo la maggior parte delle serie non è andata oltre la prima stagione, ma l'upgrade è ancora al suo posto. -

Benjamin Grimm si avvicina al suo amico, Desmond Pitt.

- Come va? È incredibile che ora che sei tornato siano così poche le occasioni di incontrarci. Facciamo una ben strana vita se riesci a vedere i tuoi amici solo nelle pause di una battaglia contro i vermoni giganti nel limbo.-

- Non mi crederesti se te lo raccontassi. Sono sempre in giro da una parte all'altra dell'universo, balzo in continuazione in universi paralleli saltando nelle fauci di cose che avrebbero ridotto ad un pazzo urlante non un civile qualsiasi ma buona parte della gente che veniva in azione con noi. Tutto questo insieme a degli anarchici pazzi furiosi che parlano in continuazione di cose che mi fanno dubitare della mia sanità mentale.

Però vivo con mio figlio in una villa al di la delle mie più sfrenate ambizioni, ho un reddito che mi permette di dargli tutto ciò di cui ha bisogno, sono completamente riabilitato e ho contribuito a salvare l'universo almeno una ventina di volte. Non mi pento del servizio che ho reso al mio paese, neppure quando questo mi ha abbandonato. Era giusto quello che ho fatto e non c'è prezzo troppo alto da pagare per fare quello che è giusto. Ma questo è il lavoro più bello che esista. Tu lo sai meglio di chiunque altro, sei in giro da più tempo di chiunque di noi e tra i mortali vivi probabilmente solo Namor è stato in giro più tempo di te. Ma hai ragione, dovremmo trovare il modo di vederci più spesso quando siamo sulla Terra.

Ti scrivo il mio numero. Sul roaming universale stiamo ancora lavorando, ma ho la sim inserita nel sistema, quindi mi trovi sempre quando ho campo. -

Rachel Summers scatta in piedi e risponde sussurrando al richiamo telepatico del suo legame mentale con i genitori e il “fratello”. - Thanos sta attaccando la Terra. Devo intervenire a fianco della mia famiglia. -

Warlock resta concentrato per alcuni secondi, il suo legame con le gemme è attivo, per quanto possibile.

- La mia presenza non cambierebbe gli esiti della battaglia, ma non finisce così. Non è un'azione autonoma di Thanos. -

Alistaire Stuart continua a fissare Caledonia.

La somiglianza è insostenibile.

Rachel sparisce in un disco bianco aperto da Magik.

- Non guardarmi così. Sei identico a mio fratello. Lui è andato da tempo, troppo e mai abbastanza. -

- ...e tu mi ricordi mia sorella. Anche lei non c'è più. Che tragico scherzo il multiverso. -

 

Avventura. Ponte di comando.

Il turno di sorveglianza su una nave da battaglia superautomatizzata è una di quelle reminiscenze di un passato lontano quando non esisteva alcuno strumento di rilevazione, quando quasi tutta la navigazione era compiuto sotto costa. Pargo è certo di non aver mai pensato altrimenti mentre si annoia davanti agli schermi cercando di non pensare al destino della sua specie, ai suoi cari e a tutti coloro che ha perduto.

Ci sono serate in cui l'oblio sarebbe il benvenuto e stare svegli a forza una maledizione.

È quindi con un certo sollievo che reagisce al segnale di soccorso che inizia a brillare sullo schermo e inizia a tracciare una rotta di intercettazione.

 

Il deserto sconfinato brucia sotto le ruote di fiamma fredda della moto.

La creatura sul mezzo è estremamente compresa nella parte.

In realtà è indifferente al mondo esterno, poiché nella sua forma fiammeggiante il calore del deserto non lo impensierisce e perché troppo preso dal suo dialogo interiore.

Riflette sull'inferno che è diventata la sua vita da quella notte terribile in cui ha pensato di salvare il suo patrigno e da quanto spesso, dopo di allora, si è trovato isolato nel deserto, invece che in mezzo ai suoi simili.

Riflette anche sulla sua eccessiva propensione a riflettere sull'inferno che è diventata la sua vita. In poche parole è incartato. Oppure eccessivamente asservito al demone che domina il suo corpo, che gli fornisce il potere di resistere al suo incubo peggiore e di portare avanti la sua lotta ma che pur sempre è un demone.

E frena improvvisamente con la moto che si intraversa in maniera pericolosa nel momento in cui una colossale massa di intestini e denti inizia a materializzarsi tutto intorno a lui. Cambia direzione e fugge cercando di allontanarsi dalla zona in cui la creatura si sta materializzando prima che lo inglobi.

 

Nord della Scozia, i primi anni '20 del xx secolo

Megan Daemon guarda le acque che si estendono davanti alle finestre del suo maniero.

Il panorama è deprimente, pesanti nubi nere, cariche di pioggia filtrano quasi tutta la luce del giorno e davanti ai suoi occhi sembra quasi aprirsi una distesa grigia.

Nessun colore e nessuna speranza.

Megan si scuote, rigettando pensieri tanto deprimenti e sta quasi per decidersi a tornare ai suoi studi, quando il suo interesse per fulmini magici e demonologia varia viene sviato dalla vista di viticci di carne macilenta che si adagiano sulle acque dove prima non c'era nulla.

 

Deserto

Appena in tempo. La creatura diventa pienamente materiale un istante dopo che Ghost è uscito dal suo corpo. Il teschio fiammeggiante si volta giusto in tempo per vedere il colossale tentacolo zannuto che gli si fionda addosso ingoiandolo.

Johnny Blaze non si perde d'animo, ha vissuto di peggio, scarica tutto il suo fiammeggiante potere contro la creatura, che evidentemente possiede un'anima, qualunque cosa sia quella che chiamano un'anima, perché sputa il demone e urla con 10.000 bocche.

 

Scozia

10.000 bocche urlano. Megan non ha fatto ancora nulla e la creatura è aliena oltre ogni immaginazione, ma riconosce un urlo di dolore quando lo sente e quello è un urlo di dolore.

La prima tentazione è di cercare di scacciare la creatura. Non sa neppure di cosa si tratta.

Corre ai libri, li sfoglia velocemente.

Ci sono alcune illustrazioni, ma servono solo a sviarla.

Esorcismi generici. Un libro che insegna a capire cosa tiene sul piano mortale una entità.

*Questo va bene, forse*

 

Deserto

Abbatte uno dopo l'altro i suoi tentacoli contro Ghost, mancandolo sempre di poco, mentre il centauro sfreccia sulla sua impossibile moto di fiamme.

Alla fine uno dei tentacoli lo afferra, poi l'altro e altri ancora. Il demone viene afferrato per i quattro arti e tirato in quattro direzioni. Si oppone con tutte le forze ma per quanto potrà resistere allo smembramento?

 

Scozia

Finisce di costruire il complesso diagramma in terra, il più strano e composito che le sia mai capitato, e inizia l'incantesimo.

È ancora poco più che un'apprendista ma si accorge subito che non funziona. La creatura sembra muoversi, anche se nessun movimento è davvero visibile e invece che sparire è come se fosse più materiale. Smette subito e cerca di capire come invertire l'effetto.

 

Deserto.

I muscoli potenziati che qualunque mortale vedrebbe solo come fiamma sono al loro limite, sente di non aver più possibilità di resistere e si chiede come sarà il suo corpo smembrato nella sua forma demoniaca e se morirà prima di tornare umano.

Poi l'essere pandimensionale che si è mal materializzato nel deserto del Nevada negli anni 10 del xxi secolo e “contemporaneamente” nel nord della Scozia negli anni 20 del xx secolo slitta, richiamato o trascinato ad uno dei due punti. I sensi di Johnny Blaze lo avvertono chiaramente, come avvertono che il mostro non intende mollare la preda. Un ultimo sforzo e fa resistenza, usa poteri o capacità che non sapeva neppure di avere, dati dal demone che lo possiede ed al di sopra di ciò che potrebbe dominare.

È appena un istante ma i due corpi vanno fuori sincrono e Ghost inizia a cadere a terra da un'altezza considerevole.

*A questo dovrei poter sopravvivere* pensa, mentre la sua moto di fiamma comincia a correre sotto di lui.

 

Scozia.

Appena interrotto l'incantesimo la creatura torna allo stadio precedente. Beh, appena è un eufemismo, ci mette svariati minuti. Lei intanto è riuscita a capire alcune cose.

La creatura dovrebbe finire di materializzarsi da sola, le è stata mostrata la strada. Arrivati a questo punto servirebbe un esorcismo per liberarsene. Invece continua a cercare la strada per allontanarsi. Non sa perché ma è un vantaggio che dovrà sbrigarsi a usare.

L'incantesimo è invertibile. Deve solo capire qual è l'errore.

È in queste occasioni che si chiede perché la disciplina che si accinge a studiare sia così imprecisa, empirica a voler essere buoni. Le arti magiche, poiché così poco sistematiche. Frustrante.

Un po' più di teoria non le farebbe male.

Almeno una teoria generale. Ha sentito parlare di un libro con quel titolo scritto all'inizio del secolo. Dovrà cercarlo, sempre che riesca a cavarsela in questo frangente.

Inizia a provare una versione appena modificata dell'incantesimo, fatto per cacciare la creatura in una direzione appena diversa da quella da cui proviene.

La creatura urla da tutte le sue 10.000 bocche.

 

Deserto

Frena la caduta con uno scivolo di fiamma infernale e intanto con l'altra mano lancia una scarica contro la creatura che sta nuovamente tornando solida.

La creatura urla, la fiamma infernale la ferisce come poche altre cose possono.

Cerca di fuggire ma qualcosa glielo impedisce, una forza contraria al suo tentativo che la spinge via. L'unica possibilità che trova per fuggire è scappare assecondando l'incantesimo che lo scaccia da un altro tempo.

Uscire completamente dal mondo e rinunciare ai suoi propositi di conquista.

 

Il limbo. E già la mia descrizione è azzardata e imprecisa.

Questo luogo mutevole può contenere qualunque cosa. Per contro è quasi impossibile dargli una forma stabile.

Solo la volontà di chi lo domina permette delle forme. Altrimenti chiunque vi entri definisce innumerevoli varianti, molte persistenti, altre aleatorie.

Qui è estremamente difficile distinguere realtà e illusione perché spesso sono la stessa cosa.

Quindi i nostri eroi, autoelettisi ultimo baluardo della Terra contro l'invasione delle creature dai molti angoli, macrobi che cercano di penetrare nel mondo quadridimensionale senza che esso possa pienamente contenerli, per un attimo non afferrano ciò che sta accadendo quando invece che un colossale viluppo di tentacoli zannuti iniziano a materializzarsi lunghe sanguisughe verdi, delle specie di stelle marine con una grossa bocca al centro del corpo, nautili cornuti con un solo occhio, serpenti con nove dita artigliate attorno alla bocca, ragni con tentacoli al posto delle zampe e molte più combinazioni di quante il vostro cervello possa concepire. Piccoli, ognuno più piccolo di un corpo umano, ma innumerevoli e potenti e soprattutto voraci.

 

Limbo. Se il tempo avesse senso nel limbo direi molto dopo

Il perturbatore spaziotemporale tascabile assemblato con tre graffette, un pezzo di artiglio di adamantio trovato in un corridoio e due circuiti presi dai guanti sfrigola, mentre fa il suo dovere e un polpo con zampe da ragno svanisce, respinto da qualche parte sulla stringa.

Reed Richards corre, scarta evitando l'attacco di una sorta di piovra con un occhio al posto del becco solo grazie ai suoi poteri elastici e colpisce l'avversario con la sua arma improvvisata.

Non sa quanto tempo è che scappa, non sa quanti dei suoi alleati sono ancora in piedi. Ma in qualche modo deve ritrovarli, solo riunendosi hanno qualche possibilità di resistere. Il suo costume di molecole instabili è a brandelli, in pratica indossa dei pantaloncini blu, che per non si sa quale ragione sono rimasti pressoché intatti, qualcosa connesso alle leggi di quel mondo, immagina.

*Un universo in cui c'è una legge fisica per cui i pantaloni si strappano ovunque ma non sull'inguine. Che idea folle. Sto perdendo lucidità. Mi prenderanno presto.*

Improvvisamente sente il rumore di tuoni, lampi che si abbattono in lontananza e si avvicinano sempre di più.

Familiari, vorrebbe dire, pensare, sperare ma non ha il tempo di rifletterci.

Un grosso pallone nero circondato da sottili tentacoli lo attacca.

- Mostro, attacchi uno degli uomini migliori che abbia conosciuto su Midgard, un vero eroe tra i mortali le cui gesta sarebbero degne di essere cantate per l'eternità nelle sale del Valholl. Non meriti pietà. - urla il colosso biondo mentre il suo martello vola verso la creatura.

Lo schianto è enorme, rimbombante quanto un fulmine che cada vicino.

Eppure il martello non è ancora tornato nelle mani del dio del tuono che la creatura è di nuovo in piedi (si fa per dire), seppur a fatica, ma una colossale ala di fiamma lo schiaccia a terra, dove rimane.

- Tutto bene, dottor Richards? - la voce di Rachel trema leggermente. Il figlio di quest'uomo era il suo fidanzato in un'altra realtà. In molte realtà, a dire il vero.

Qui è poco più che un bambino e quest'uomo è molto più giovane di quanto lei non ricordi. Non è la prima volta che lo incontra, ovviamente, eppure è sempre strano.

- Reed, chiamami Reed. Dobbiamo riunirci agli altri e ritirarci per concordare una strategia, oppure finiranno per batterci con il numero. Anche perché non è molto chiaro con chi siano schierati, al momento, i sudditi di Magik. -

- Con ogni certezza sono schierati con la loro padrona. Altrettanto certo è che tramano per trarre vantaggio dalla situazione e i signori demoniaci superiori anche per scalzarla. Di certo nessuno si alleerà con questi mostri inter-dimensionali, ma non vuol dire che noi si sia al sicuro da loro. -

- Invero la doppiezza dei demoni è proverbiale. Devo ringraziarti, giovane Rachel di avermi portato in questo regno in guerra, anche perché se è colpa della nostra lotta contro Nyarlathotep che i varchi da cui queste creature rischiano di passare nel nostro mondo sono rimasti aperti è mio dovere fermarli. Cosa che invero avverrà. In ogni caso è sempre un'ottima occasione per una sana battaglia. -

E salta con il martello stretto a due mani contro un polipo con tre occhi e sette tentacoli artigliati. La creatura crolla al suolo senza coscienza e un istante dopo perde la presa sulla “realtà” del limbo, svanendo.

- È sempre così? - fa Rachel rivolta a Mister Fantastic. Lo scienziato allarga le mani in un gesto di rassegnazione.

 

Un mondo non segnato sulle carte.

Lo sfarfallio del teletrasporto dura pochi istanti in cui le figure apparentemente immobili diventano sempre più distinte. Poi sono li già in movimento.

Si spargono a raggiera, in perfetto assetto da battaglia. Sono kree, perfettamente addestrati fin dalla prima infanzia solo per questo.

Con loro ci sono un deonista e un tauriano che esplorano la superficie con degli strumenti strabilianti.

Per lo meno è ipotizzabile che si tratti di strumenti e non di complesse sculture metalliche filigranate.

Il panorama è quanto di più deprimente si possa trovare su un pianeta.

Sono giunti sul pendio di una collina. A perdita d'occhio solo foresta, dalla quale spuntano le rovine di colossali templi.

Attorno a loro, per centinaia di metri non cresce un filo d'erba, solo terriccio rosso e bruciature. Una parte del terreno è anche parzialmente vetrificato.

Le rovine sono sparse ovunque e attorno mura calcificate e statue sbrecciate.

Si è combattuto duramente.

Qua e la frammenti di metallo bianchi e blu. Un gemito viene da sotto un mucchio di macerie.

Pargo riavvolge i sensori e afferra una colossale colonna, spostandola come se fosse di cartapesta.

Sotto due figure. La prima è chiaramente umana, dentro i resti di un'armatura bianca e blu dalle ampie ali accartocciate, il casco dall'ampia visiera rossa buttato di lato, i capelli castani impastati di sangue.

Il secondo, umanoide, ha proporzioni un po' diverse da quelle umane.

Pelle marrone, solcata da rughe profonde, quasi fosse incartapecorita.

Lunghi capelli bianchi, il volto solcato da tatuaggi rossi, vestito solo dei brandelli di un costume aderente bianco e blu. Ginocchiere con dei volti mostruosi rappresentati sopra e buttata da una parte una staffa con due piccole lame d'ascia ai due estremi. L'unica cosa completamente lucida in tutta la valle.

- Risalgo con due feriti. - dice nel comunicatore K'till, mentre applica dei piccoli tracciatori sui due.

 

Limbo. Castello di Magik.

Riunire i dispersi è stato più facile del previsto. Le creature sono molte e aggressive ma quasi nessuna è veramente forte e l'arrivo di Rachel e Thor ha cambiato gli equilibri in campo.

Malgrado ciò sono stati costretti a ripiegare all'interno del castello mentre demoni e creature dai molti angoli si affrontano nella pianura antistante.

Reed Richards, Benjamin Grimm, Alysande Stuart 9809, Adam Warlock, Desmond Pitt, Gamora, Alistaire Stuart, il Papero di paglia, Gertrude ed Elsa Boodstone, Pete e Romany Wisdom, Illyana Rasputin, Longshot, Alison Blaire, Rachel Summers e Thor studiano una complessa mappa animata tridimensionale, un costrutto magico che rappresenta l'intera pianura e ogni suo occupante in movimento.

Studiano la fattibilità della battaglia. Non possono arretrare ulteriormente, non possono cedere o scappare. Questo è l'ultimo baluardo prima che la battaglia sia portata sulla Terra.

- Basta indugi. Ho trascorso un'intera guerra fra dei in sale come questa a pianificare strategie mentre aspettavo l'azione risolutrice da parte di mio padre e della bellissima Freya. Nessuno verrà ad aiutarci in questo frangente e solo una vittoria da parte nostra salverà la Terra. Non ci è concesso arretrare di un passo e, per Midgard, non arretreremo. -

Detto ciò il dio del tuono salta oltre la finestra mentre sul campo iniziano a cadere fulmini di inaudita potenza.

- Credo che questo metta fine alla discussione. Ha pienamente ragione. - Gamora segue il dio del tuono estraendo da una tasca tesseratta un fucile così grande da sfuggire all'immaginazione umana.

In quel mentre si materializzano due figure, rischiando una reazione violenta da parte di più di uno dei presenti.

Si tratta di Modred il mistico, con in mano uno strano manico di cuoio intrecciato e Calvin Rankin, il Mimo.

- Stavo andando verso la scalinata che porta alla casa di Agatha Harkness, con la quale sto approfondendo alcuni argomenti rispetto allo studio delle arti mistiche e, non lo nego, grazie alla quale mi sto introducendo nella ristretta e chiusa società dei maghi, con la quale fino ad ora avevo avuto più di un problema relazionale a causa del mio non chiaro rapporto con Chthon, quando ho notato che ai lati della scalinata c'era un cippo di non meglio chiarita natura. Tardi. Infatti arrivato in cima non mi trovai davanti alla casa inquietante ma familiare ma su una sorta di rupe nella quale si aprivano delle caverne, come le orbite di un teschio fossilizzato. La rupe era alta oltre l'immaginabile e dava vertigini anche guardandola dal basso, una vertigine strana e inspiegabile e io mi sentivo attratto in maniera irresistibile da una caverna che si trovava verso la cima. Impiegherò l'intera vita a raggiungerla, pensai, invece in men che non si dica ero davanti ad essa ed entrai. Avevo l'inquietante sensazione che dalle altre grotte mi fissassero occhi, per lo più malevoli, ma non provavo che una sensazione gradevole all'idea di entrare in quella grotta. Sul fondo della grotta era accucciato un vecchietto nero e rugoso e provai quasi paura nel guardarlo, fino a quando non mi sorrise. Un sorriso irresistibile, come può farlo solo qualcuno per cui faresti qualsiasi cosa. Mi stava ammaliando, un pezzetto molto piccolo del mio cervello ne era perfettamente consapevole, ma il resto del mio essere se ne fregava pienamente e con piena soddisfazione.

< C'è uno scontro nel Limbo, al quale non posso partecipare, devo rimanere qui per un po', aspettando che tigre e uccello dimentichino l'ultimo tiro che gli ho giocato. Prendi questo guinzaglio che abbiamo forgiato per accalappiare gli Esemplari e farli combattere con noi nella recente guerra ad Asgard. Ti sarà utile.>

Detto questo ha distolto lo sguardo e mi sono trovato qui, assieme a Calvin. –

 

- Bene, ci ha fornito un vantaggio indiscutibile e Thor e Gamora sono già nella mischia, inutile indugiare. - Warlock levita fuori dalla finestra seguito dagli altri.

 

Infermeria dell'Avventura.

Con uno sbuffo che compensa la differenza di pressione il portello superiore della camera di guarigione si apre.

Appena pochi istanti e Abner Jenkins riprende coscienza.

Pienamente in forze, almeno in apparenza, si alza a sedere e si guarda intorno.

Negli ultimi tempi gli è successo di risvegliarsi in luoghi strani e sconosciuti, ma questo gli risulta assolutamente nuovo.

Non del tutto sconosciuto. Riconosce le linee di base di una nave kree, sono le differenze a lasciarlo sconcertato.

Sembrerebbe quasi una nave modificata per integrare tecnologie di altre specie.

Impensabile anche per un kree rosa.

Ancora più incredibile il gruppetto che sta aspettando il suo risveglio.

Lo ignora intenzionalmente. Esce dal suo bozzolo ed indossa con studiata lentezza gli abiti appoggiati su una sedia a fianco.

Intanto li studia.

Un kree alto, con capelli castani lunghi e scarmigliati - *sono in un altro universo* pensa Abner –che indossa un ampio e pesante mantello con un alto colletto ripiegato sopra una divisa da capitano.

Il suo occhio sinistro è rimpiazzato da un occhio bionico e la ferita è solcata da una profonda ed estesa cicatrice.

Nell'infermeria di una nave kree questo è ancora più incongruente. *Un motivo ci sarà.* Pensa Abe.

Il secondo è alto e sottile, anche se è difficile stabilirlo attraverso i vestiti ampi e pesanti e sfarzosi che indossa. La sua pelle è bianca, quasi letteralmente. Un deonista, a quanto ne può capire. Non che ne abbia mai incontrato uno ma si parla molto di loro nella galassia.

Il terzo è per lui del tutto sconosciuto. Un colosso dalla pelle giallo arancio, scabrosa come terra o pietra eppure flessibile all'aspetto.

Non sa neppure lui perché quel gioco di attese, i mesi passati nello spazio, lontano da casa, o quelli passati fuori dallo spazio-tempo (mesi giorni od ore che siano stati) lo hanno cambiato. Poco o molto solo il tempo lo dirà.

- Non la tiriamo per le lunghe. Tu sei stato più di una settimana in una camera di cura, il tuo amico, sempre che sia tuo amico è ancora in coma. Siete gli unici sopravvissuti, a quanto è dato di capire, di una battaglia estremamente violenta di cui è difficile capire i contorni. Raccontaci. [v]-

 

Fondazione scientifica. Sede di New York.

Abe Jenkins esce dal muro. Almeno è questo che sembra.

Davanti a lui una tipa alta. Completamente rasata in un completo verde attillato. Vagamente familiare.

- Bentornato sulla Terra. - lo saluta, mentre tende una mano verso il braccialetto che gli hanno dato sulla nave.

Abe Jenkins si avvia verso la porta e la sua nuova vita.[vi]

 

Seguimos en combate

 

 



[i]     in Vendicatori 100

[ii]    sempre in Vendicatori 100. Dietro le quinte.

[iii]   nel lontano Thor vol 1 258 in Italia in Thor corno186

[iv]   ultimo numero

[v] Racconto che leggerete in una successiva mini che racconterà cosa ha fatto Abe nei mesi che è mancato e che se volete, potrete anche scrivere

[vi]   che leggerete in una serie di Bruno Breschi. Sul titolo della serie non mi sbilancio.